Sulle visite online e i tour virtuali

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“I tour virtuali stanno al turismo come pornhub sta all’amore”
Invasioni Digitali

Virtual tours e visite virtuali online a musei, città e siti d’arte, viaggiare dal divano: il post che mai avrei pensato di scrivere… almeno fino a due mesi fa. Ho seguito da lontano il loro numero crescere durante i giorni della prima fase di quarantena, e in queste ultime settimane mi sono sentita coinvolta direttamente da parecchie Guide che si sono rivolte a me per chiedermi cosa ne penso.

Metto subito le mani avanti: non faccio parte del pubblico che sceglie di usufruire di una visita virtuale. E di questi tempi mi sento particolarmente sopraffatta da tutte le offerte di webinar-incontri-guarda qui-clicca là-leggi questo-scopri quell’altro-viaggia dal divano-è come se fossi lì– che piovono online. A parte alcune pochissime eccezioni per lavoro, in questo tempo ho scelto attività da coltivare offline.
E non facevo parte del target fruitori di “esperienze virtuali” nemmeno prima: ho bisogno del contatto diretto, della relazione, dello scambio, della presenza con i sensi per poter sentire di aver davvero vissuto qualcosa.

Con questo stesso approccio penso e conduco le mie visite guidate ed escursioni, che sono ogni volta diverse proprio grazie all’interazione con le persone. Il dialogo è sempre fondamentale nella costruzione del percorso, del racconto e dell’apprendimento; continuo a mettere in pratica quello che ho approfondito durante la mia tesi di master.

Il mio pensiero è che le visite virtuali non potranno mai sostituire quelle in presenza. Proporle sarebbe per me snaturare il mio modo di propormi e mi sentirei di “tradire” chi mi segue, mi ha scelta e consigliata fino a oggi proprio per il mio metodo. Non mi sentirei a mio agio io per prima a fare qualcosa che non mi appartiene, e penso che si percepirebbe: non sono brava a vendere qualcosa in cui non credo e pratico fino in fondo.

Dal punto di vista professionale, un po’ di dubbi però li ho

Capisco l’essere senza entrate (anch’io ho fatto l’ultima fattura a febbraio e la mia agenda è immacolata per i prossimi mesi), ma non è che le visite virtuali, su cui tutti ora si buttano come reazione di pancia per la paura di perdere clienti possa diventare un boomerang?

E se indebolissero l’immagine del ruolo e dell’importanza della guida?

Il rischio che vedo in questo momento è anche sulle competenze e gli strumenti per farle bene. In isolamento e nella Fase 1 va bene ed è accettabile più o meno tutto, anche la visita in pigiama mandata in video in una diretta molto spontanea su Instagram, ma dopo?

E poi: cosa e come possono essere prodotte in modo che siano veramente irresistibili e originali per chi le guarda?
Perché non penso sia molto vincente proporre qualcosa di simile a una lezione in stile scolastico o accademico, che rimane tale anche se i contenuti sono raccontati con enfasi e aneddoti. Non è che possono finire per sembrare un po’ una sorta di documentario?

E se chi si butta e le propone con risultati caserecci e poco professionali mandasse un messaggio non proprio entusiasmante di chi è e cosa può fare una Guida? Attenzione perché un’esperienza poco positiva può danneggiare l’immagine in modo molto più esteso che nella vita del mondo reale: un contenuto online ha molta più visibilità e sappiamo purtroppo che il pubblico può generalizzare facilmente: “mi sono annoiato con una Guida” = “tutte le Guide sono noiose”.

Perchè io, turista, dovrei pagare qualcuno che mi porta in giro raccontandomi qualcosa che posso trovare e vedere gratuitamente online trovandolo tra le mille risorse gratuite o a poco prezzo su internet?

Ma anche, al contrario: se i tour virtuali sono pazzeschi e fatti molto bene, perché io, aspirante cliente, dovrei pagare di più per una visita guidata di persona? Non è che allora le Guide in carne e ossa possono essere sostituite da prodotti scaricabili con un click?

Non sto dicendo che i tour virtuali siano il male, ed è bello che intorno a questo tema si stiano facendo molte discussioni: in fondo al post trovi link a diversi articoli davvero interessanti che analizzano e dibattono la questione, in alcuni casi sollevandone altre. Penso che possano avere molte opportunità se utilizzati in certi ambiti, per esempio nella didattica.

Penso anche che uno dei punti fondamentali che ne derivano sia anche quello di chiedersi “che tipo di Guida voglio essere”?

Non ho risposte, ma ti propongo le domande da farti per trovare le tue

Come dico spesso, non ci sono risposte giuste o sbagliate, e quello che va bene per me non è detto che vada bene per te, o funzioni alla stessa maniera per qualcun altro.

Ciò che è veramente importante è scegliere in modo consapevole dopo aver valutato la situazione, i tuoi obiettivi e le tue risorse.
Per farlo è necessario porsi le domande giuste e rispondere pensando a cosa è meglio per la propria realtà.

La domanda zero: ti stai chiedendo se anche tu potresti/dovresti creare delle visite virtuali… perché ci credi veramente, o perché ti sembra che le stiano facendo tutti e hai paura di perderti qualcosa?

E poi, una volta chiarito questo, ti suggerisco altre 10 domande per valutare quanto “sei pronta” per buttarti nel tuo nuovo progetto virtuale che ti auguro di successo!

10 domande per me posson bastare

1. Hai definito con chiarezza chi è il pubblico cui ti rivolgi con le visite virtuali?

SI  □    NO □

Perchè chiedertelo: “le faccio per tutti” non è la risposta, “tutti” non è il tuo pubblico. E nemmeno “il pubblico interessato all’arte / ai musei / a conoscere la mia città”. Devi definire con precisione chi è il tipo di persona che vuoi raggiungere e a cosa è interessata davvero. Qual è il suo bisogno in questo momento (passare il tempo? Sognare? Ricordare luoghi e viaggi già fatti? Studiare in modo alternativo? Prepararsi a una visita futura? divertirsi? …?). Per ogni ipotesi, la scelta dei contenuti e del linguaggio, del tono, della modalità di produzione ed erogazione del tour virtuale è necessariamente diversa.

2. Hai fatto un’indagine per capire se è un “prodotto” davvero ricercato e acquistato dal pubblico?

SI  □    NO □

3. Hai chiaro qual è il TUO obiettivo di business con i tour virtuali e perché li fai?

SI  □    NO □

4. Hai una visione a medio-lungo termine sull’utilizzo e la valorizzazione dei tour virtuali che stai proponendo ora?

SI  □    NO □

5. Hai gli strumenti e le competenze per confezionare un prodotto professionale?

SI  □    NO □

6. Il tuo tour virtuale ha elementi originali, inediti, diversi e chiaramente comunicati e che lo distingue rispetto a quelli che si trovano già sul mercato?

SI  □    NO □

7. La tua visita virtuale prevede qualche forma di interazione e coinvolgimento diretto da parte del pubblico?

SI  □    NO □

8. Hai studiato un’adeguata strategia per promuovere i tuoi virtual tours definendo tempi, contenuti e canali?

SI  □    NO □

9. Hai gli strumenti tecnici e i canali per diffondere e vendere la visita virtuale in modo professionale?

SI  □    NO □

Avere un sito, la possibilità di prenotare e pagare online, una procedura automatizzata che in pochi passaggi fornisce al cliente conferma, informazioni e invito con il link per fruire del servizio online fa parte dell’esperienza stessa. Dà un’immagine che è ben diversa da quella di uno scambio di email, link, pagamento con bonifico, scambio di dati anche personali, magari a partire da un messaggio in direct sui social.

10. Hai testato su almeno 10 persone il nuovo tour (no, non con i tuoi amici e familiari né i colleghi, ma clienti che corrispondono al profilo del destinatario che hai in mente) e hai raccolto commenti e consigli di miglioramento?

SI  □    NO □

Se hai risposto SI ad almeno 7 domande… vai! perfeziona le risposte che mancano per arrivare a 10 e avrai sicuramente successo: hai valutato ogni aspetto e nulla è lasciato al caso.

Le risposte affermative sono di meno? allora se credi davvero nel prodotto virtuale ti consiglio di lavorare sui punti che mancano, prima di partire con la realizzazione del progetto.

Se i SI sono meno di 5, però… sei proprio sicura che il virtuale faccia per te?
su cosa potresti invece rivolgere le tue energie per migliorare il tuo modo di proporti, mantenere i contatti con i tuoi clienti, adattare le proposte per il prossimo futuro?

Bisogno di altre domande ancora?
ascolta il podcast con Jessica Hammer che racconta a Tourpreneur “Why I decided not to develop virtual tours for my tour business“:

Visite online e tour virtuali, sì o no? Articoli e riflessioni

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Secondo la società SEMrush, nelle ultime settimane la ricerca “museo virtuale” ha registrato un aumento del 1.275%, mentre “museo online” del 327%. In queste cifre, oltre agli addetti ai lavori, troviamo anche adulti curiosi? E i nativi digitali daranno una possibilità al mondo virtuale in dialogo con quello dell’arte? Un’indagine sul rapporto tra due generazioni a contatto con il mezzo virtuale.
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Musei online: impatto e “Art Mimicry” in quarantena

Lette nella loro interezza, le iniziative digitali offrono elementi utili verso una sorta di “funzionalizzazione personale e/o personalizzata” dell’arte
Claudio Calveri, Ag Cult, 1 Maggio 2020

The Faroe Islands: remote tourism project

We had an idea. What if we could allow people anywhere in the world to explore the islands as virtual tourists through the eyes of a local? Or even better; what if the virtual tourists could control the movements of the local in real time?

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